Da quando abbiamo la possibilità di riprendere fisicamente a viaggiare tantissime persone cercano di passare più tempo a contatto con la natura e il territorio. Io stessa quest’anno sono stata in Val Rendena, una zona del Trentino che ti raccomando. Anche nei prossimi viaggi cercherò di continuare a conoscere più da vicino realtà naturali, ma anche rurali della penisola. Ho sentito la mancanza di una passeggiata nei boschi, di provare cibo tipico e respirare aria fresca, e tu?
Quale miglior modo di risperimentare tutto questo se non attraverso un trekking di più giorni? Ti propongo un interessante percorso ad anello nella mia terra patria, l’Emilia, per la precisione all’interno del bellissimo Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano. Di seguito ti illustrerò il percorso e alcune tappe consigliate, insieme ad una serie di raccomandazioni per svolgere il cammino in sicurezza. Io ho fatto questo giro da sola su suggerimento di una coppia di amici: lo reputo un percorso di media difficoltà, da affrontare non completamente a digiuno di escursionismo e con un abbigliamento adeguato. Ma non preoccuparti, seguimi e ti spiegherò tutto 😉
Trekking ad anello in Appennino Reggiano
Cosa portare
Per un trekking di più giorni in montagna è indispensabile avere con sé l’abbigliamento e l’attrezzatura adeguati. Nel caso dell’Appennino reggiano ti segnalo un’app che ho trovato utilissima: Sentieri Appennino, gratuita e disponibile per IOS e Android. L’app permette di scaricare le mappe delle varie zone dell’Appennino, nelle quali sono segnalati rifugi, bivacchi, sentieri CAI e fonti d’acqua. Attivando il GPS ti darà una sicurezza in più per rimanere sul sentiero giusto.
Per affrontare le camminate ti consiglio anche di portare con te:
- Abbondante acqua: in generale cerca di avere sufficiente autonomia per la giornata
- Bastoncini da trekking: hanno salvato le mie ginocchia in innumerevoli occasioni
- Protezione solare e antizanzare
- Abbigliamento tecnico, leggero e traspirante
- Scarpe da trekking, possibilmente che proteggano le caviglie
- Sacco lenzuolo, se vuoi dormire in rifugio
- Torcia frontale
- Powerbank per caricare il telefono o la torcia

🔴 NOTA: All’interno del parco non è consentito il campeggio. In alcune zone si può piantare la tenda, ma solo al tramonto e rimuovendola all’alba. Sul sito del parco trovi la regole da rispettare per la sua tutela, per quanto riguarda anche la raccolta di frutti selvatici e molto altro. Fai attenzione, ti trovi in una riserva naturale che merita di essere salvaguardata.
Per trovare una sistemazione ti consiglio di contattare un rifugio in zona e passare la notte lì. È un’opzione comoda e conveniente, di solito offrono un pacchetto unico a prezzo modico che comprende cena+pernotto+colazione. Di seguito ti indicherò dove ho pernottato io.
Ora che abbiamo l’occorrente, partiamo!
Giorno 1: Presa Alta, Cascate del Lavacchiello e Prati di Sara
Il percorso parte dalla cosiddetta Presa Alta di Ligonchio, a lato dei fiume nei pressi del bacino artificiale. Io sono arrivata qui in macchina: si trova a qualche chilometro di distanza dal paese di Ligonchio ed è possibile parcheggiare in vari punti lungo la strada sterrata. Questo trekking è fattibile in entrambe le direzioni: il tratto iniziale è consigliato ad escursionisti esperti, ma mi sento di dire che sia fattibile se hai un po’ di esperienza. Può aiutare il morale farlo in compagnia 😉

Incamminati lungo il sentiero CAI 635. Il percorso richiede inizialmente di attraversare un fiume, camminando sui sassi in superficie e aiutandosi con una corda, per poi proseguire lungo una salita piuttosto ripida. All’interno del bosco passerai in prossimità delle Cascate del Lavacchiello, un angolo di pura bellezza e quiete. Superato questo primo tratto e affrontata un’ulteriore salita arriverai in vista dei Prati di Sara: raggiunti questi avrai alle spalle la parte più impegnativa del tragitto.

Nei Prati di Sara alle volte si incontrano dei cavalli selvatici. Io non sono stata così fortunata, ma ho trovato un ottimo posto all’ombra per il pranzo. Al centro dei prati c’è un laghetto minuscolo, praticamente una pozza, che è il Lago Caricatore. Passata questa zona il percorso è molto più leggero da affrontare. Attraversa i prati su uno dei due sentieri 625-625A (classico) o 623B (nel bosco), raggiungerai così il Passo della Cisa. Da qui sei già in vista del Monte Cusna, la cima più alta della provincia di Reggio Emilia. Proseguendo sul sentiero 623A (che corre parallelo alla strada bianca) o allungando il tragitto attraverso il sentiero 609 potrai raggiungere il rifugio più vicino a Monte Orsaro.
◾️ Pernottamento
Io mi sono fermata al Rifugio Monte Orsaro, un posto alla mano con un incantevole panorama sulle montagne. Qui c’è la possibilità di pernottare sia in dormitorio (opzione ovviamente più economica, con bagno condiviso), che in un piccolo idillico chalet (che ho provato in un’altra occasione, ti sembrerà di avere la tua minuscola “casetta in Canadà”). In questo rifugio si mangia a mio parere benissimo.

◾️ Se hai più tempo
Puoi spingerti oltre, verso Febbio, Peschiera Zamboni o il paese di Monte Orsaro per prolungare la camminata. In alternativa al rifugio di cui sopra, in località Febbio e Rescadore ci sono altre opzioni di pernottamento: un campeggio e un paio di ostelli o b&b.
Giorno 2: Monte Cusna e Passo Lama Lite

Per l’ascesa al Monte Cusna ti consiglio di svegliarti di buon mattino, dato che il sentiero è esposto al sole e la cima è una meta molto popolare e facilmente ti toccherà fare fila per scattare una foto di rito sulla vetta.
Partendo dal Rifugio Monte Orsaro per dirigerti al Monte Cusna il percorso più veloce (comunque tra le 2 e le 3 ore di salita) è di nuovo il 623A fino al Passo della Cisa. Successivamente si prosegue sul 623 con due possibili alternative: o percorrendolo fino al bivio con il sentiero 625, proseguendo poi su quest’ultimo fino alla vetta, o deviando sul sentiero 619A che porta alla cima attraverso il sentiero 619.
🔴 NOTA: attenzione alla variante di percorso 607A-607, che si trova proprio sotto la cima. Ti sconsiglio caldamente questo percorso perchè il tratto del 607 appena sotto la cima è fatto di pura roccia ed è davvero molto impervio (sulla app di Sentieri Appennino lo trovi indicato con una linea tratteggiata). Io ho evitato di imboccarlo sia in salita che in discesa, per proseguire ho preferito aggirare la cima.

Il panorama dall’alto del Monte Cusna è semplicemente meraviglioso. Se capiti in una giornata limpida puoi vedere ad ovest/nord-ovest le cime del Succiso e del Ventasso, a sud-ovest il mare di La Spezia, a nord-est la distesa della pianura padana che spazia sulle province di Reggio e Modena, e a sud-est il Monte Cimone, la cima più alta della regione (il Cusna è la più alta della provincia e la seconda in regione).
Raggiunto il Monte Cusna il resto del percorso è principalmente in discesa. Come dicevo ho evitato di prendere il sentiero 607 per proseguire, preferendo invece tornare indietro per un piccolo tratto sul sentiero 619, fino al bivio con il 607A. Qui ci si riunisce con il tratto “sicuro” del 607 e si cammina sul crinale della montagna, passando a lato della seggiovia che sale da Rescadore. Su questo percorso ho incontrato degli asinelli al pascolo e il panorama era decisamente molto apprezzabile.

Scendendo dal Cusna puoi tuttavia prendere anche un’altra strada che corre parallela un po’ più in basso sul versante della montagna: questa si imbocca dalla cima rientrando per un breve tratto sul sentiero 625 e imboccando al primo bivio il 627. Quest’ultimo si congiunge poco più in basso con il 623, che percorso fino in fondo in direzione opposta rispetto quella di partenza termina nello stesso crocevia del 607 dell’opzione precedente.
La tappa successiva è il passo di Lama Lite, un vero e proprio crocevia di strade tra i percorsi che scendono dal Monte Cusna, quelli che salgono dalla valle del Rio Lama e del Lago Bargetana. Il mio tragitto è terminato al Rifugio Battisti, con una pausa caffè poco oltre al Rifugio Bargetana.
◾️ PERNOTTAMENTO
La seconda notte ho pernottato al Rifugio Battisti, un’icona dell’Appennino Reggiano. Si tratta di un rifugio molto popolare tra gli escursionisti e anche molto spartano. Il rifugio conta su risorse limitate per quanto riguarda soprattutto la corrente elettrica, per cui non ci sono prese di corrente a disposizione nelle camerata per caricare il cellulare. A disposizione degli ospiti c’è (o almeno c’era durante il mio soggiorno, da allora il rifugio ha cambiato gestione) un caricabatterie comune con più attacchi. Il Rifugio Battisti è provvisto unicamente di camerate e bagni comuni. Le condizioni di pernotto sono un po’ spartane, ma la posizione è ottima ed si crea uno spirito di condivisione piacevole.
In alternativa a una ventina di minuti di cammino dal Battisti puoi raggiungere su strada bianca il Rifugio Bargetana. A circa un’ora di cammino scendendo in direzione Civago si trova invece il Rifugio Segheria.
◾️ SE HAI PIÙ TEMPO
Puoi fare una capatina al Lago Bargetana, uno specchio d’acqua a metà strada tra i rifugi Battisti e Bargetana. Un’altra opzione può essere quella di scendere verso Civago inoltrandoti nel bosco o salire invece verso il Monte Cipolla, proprio alle spalle del passo di Lama Lite.
Giorno 3: Lago Bargetana, Monte Prado e Sentiero 00

L’ultimo giorno del trekking si rientra a Ligonchio, chiudendo l’anello attraverso altri bei sentieri panoramici. Partendo dal Rifugio Battisti ci si avvia sulla strada bianca in direzione del Rifugio Bargetana. Io ho scelto di percorrere il sentiero in quota, cui si arriva imboccando il 631 che costeggia il lago Bargetana. Si tratta del Sentiero 00, che corre sul crinale proprio al confine tra Emilia Romagna e Toscana. In giornate serene lo spettacolo è assicurato! In questo caso puoi anche optare per una toccata e fuga al Monte Prado, percorrendo lo 00 in direzione sud-est e rientrando sullo stesso percorso. Io purtroppo ho trovato una giornata molto ventosa e ho deciso di andare direttamente sullo 00 verso il rientro.

Invece di salire in quota è anche possibile proseguire lungo il 633 SSP, passando accanto al Rifugio Bargetana e proseguendo fino al Passo di Romecchio, dove si incrocia il Sentiero 00. In corrispondenza di questo crocevia per fare ritorno alla località di Presa Alta, da cui ha avuto inizio l’itinerario, dovrai necessariamente prendere il 633 SSP. Il sentiero scende deciso nel bosco ed è ombreggiato: tieni d’occhio il bivio per Presa Alta, dove si scende ulteriormente e si arriva nei pressi del lago da cui il percorso è cominciato.
Spero che questo itinerario ti sia piaciuto e mi auguro che ti aiuti a conoscere meglio una parte del Parco dell’Appennino Tosco-Emiliano. Lasciami un commento qui sotto per raccontarmi la tua esperienza!
Hai il tracciato gps di questo trekking nell’apennino reggiano?
Ciao Manuela, mi dispiace ma non ho la traccia GPS.
Ciao del percorso puoi darmi i km e il dislivello giornaliero per capire il livello di difficolta.
Ciao Fabio, non so dirti con esattezza dei km e del dislivello perchè all’epoca sono partita seguendo unicamente il GPS e le mappe dell’app che ho indicato nell’articolo (quella di Sentieri Appennino). Posso dirti che il dislivello più significativo è rappresentato dall’ascesa al Cusna, che però non presenta particolari problematiche per un camminatore medio (quale potrei essere io). Spero di esserti stata comunque di aiuto!