Ci sono domande che per forza di cose chi torna da un lungo soggiorno all’estero si sente rivolgere: è normale certo. Peccato però che il modo che hanno in genere le persone hanno di approcciarsi ai viaggi sia spesso superficiale, meschino regno dello small talk.
Qui vi riporto le domande clou che mi hanno tartassato al rientro in Italia dai miei viaggi a lungo termine (in particolar modo dopo il mio anno in Cina), seguite dai miei personali suggerimenti su cosa fate più bella figura a chiedere a chi torna da un viaggio (domande che credo non faticherete a trovare più interessanti delle solite di circostanza). Cominciamo?
Le domande solite…le conoscono tutti
1) Com’è andata?

Caro il mio interlocutore, su questo ce ne sarebbe da dire! Pensa che ho scritto un articolo intero solo per cercare di rispondere a una domanda simile!
Purtroppo però, per ovviare al fatto che il più delle volte mi trovo comunque a dover dare risposte brevi, ho deciso di fissare alcuni punti da cui attingo per descrivere i miei lunghi viaggi:
➡️ innanzitutto è stata un’esperienza potente: non trovo ancora parole migliori per descrivere lo scombussolamento e l’incredibile potenziale che i lunghi periodi all’estero hanno portato nella mia vita;
➡️ ci sono stati alti e bassi: non è ovviamente andato tutto rose e fiori (ci mancherebbe). Soprattutto durante il mio tragicomico anno in Cina, come ben sa chi ha letto dell’organizzazione cinese, della burocrazia, nonché delle mie storie di traslochi e di ostelli cinesi. Fortunatamente però il buon cibo non mi è mancato neanche dall’altra parte del mondo!
➡️ sono nel complesso soddisfatta: credo che quest’anno mi abbia regalato enormi opportunità per il futuro e aiutato ad imparare moltissimo sulla vita e su me stessa. Non ho ancora trovato la mia strada, ma ciò non toglie che questo viaggio mi abbia dato un enorme aiuto nel fare luce sul cammino che ho davanti e nell’ampliare l’orizzonte delle mie possibilità e speranze per l’avvenire.
2) È stata una bella esperienza?
Dimmi ora in tutta sincerità se ti aspetti che ti dica di no. A volte mi piacerebbe avere la sfacciataggine di poter mentire spudoratamente, solo per vedere come la gente reagirebbe nel sentirsi rispondere tutt’altro!
Intendiamoci, mi lusinga l’interesse altrui, ma resto sempre un po’ intollerante verso le domande di circostanza 😛

Certamente lo è stata: e ne avrei da raccontare per mesi, solo non mi sembra il caso di attaccare una pezza eterna al mio interlocutore, specie se la domanda di partenza in fondo prevedeva solo una risposta sì/no.
Sono dell’idea che le domande più interessanti siano quelle dove si chiede il parere di qualcuno: quali possono essere le difficoltà dell’adattamento in un paese culturalmente e geograficamente lontano, qual è qualità della vita, come sono le persone, e così via.
Questo è un trucco che uso anche per fare amicizia: credetemi, una persona si inquadra meglio se invece di chiederle dei fatti le chiedete un’opinione 😉
3) Allora?
Una delle esclamazioni che considero più irritanti, perché non ne capisco il senso. Di solito mi limito a replicare con un “Eh?” incerto.
Vuoi che ti sciorini una storia a caso dal mio repertorio consolidato di avventure (se avrai poca fortuna amico mio ti toccherà sentire di come sono fatti certi bagni in Cina) o che ti scodelli un riassunto delle mie ultime ventiquattro ore come viene viene?
Per lo più chi se ne esce così si rifugia dietro al “Allora cosa mi racconti?”, forse non ben conscio di quanto sia difficile riesumare materiale narrativo tra i trascorsi di un lungo viaggio.
4) Quando riparti?
Ora vi prego, aiutatemi a capire secondo che logica la gente si aspetti che una persona appena tornata da un soggiorno estero abbia già le valigie fatte per ripartire. Che nel mio caso in realtà non è troppo lontano dal vero, ma si tratta di una fatalità degli ultimi sei anni 😛
Qualcuno si interessa anche del paese in questione eventualmente, altri invece sembrano tranquillizzati solo dal fatto che si sia finalmente a casa, meglio se il più a lungo possibile.
Ora faccio appello a tutti voi, che per un motivo o per l’altro siete partiti e tornati, non importa per dove o per quanto: escludendo le uscite brevi, per cui le domande di circostanza si sprecano e magari non c’è poi tanto di che discutere, ditemi se non vi siete sentiti rivolgere anche voi le solite domande melense. Cos’è che interessa a chi non era lì con voi?
La gente ci tiene a sapere i fatti: pochi si addentrano in tematiche più profonde e fanno domande sull’esperienza di viaggio in sè. Credo che chi non sia mai stato per lungo tempo altrove, o al di fuori delle cosiddette “ferie”, abbia una prospettiva diversa da chi viaggia a lungo termine o si trasferisce all’estero.

Se vi state ancora chiedendo di cosa sto blaterando, eccovi finalmente alcune domande interessanti con le quali farete un figurone davanti agli amici viaggiatori, ma che soprattutto potrebbero dar seguito a storie di viaggio uniche 😉
Cosa chiedere davvero ad un viaggiatore:
le migliori domande da fare dopo un viaggio
Di seguito vi dò un paio di suggerimenti su strade alternative da imboccare per ovviare al solito small talk. Ai viaggiatori che conoscete chiedete qual è / se:
1) La persona più stravagante che hai incontrato?
Viaggiando si fanno spesso incontri interessanti: a volte si ha il tempo di conoscersi, altre volte invece sono due chiacchiere e via. Il personaggio che mi è rimasto più impresso tra tutta la gente che ho conosciuto in giro è sicuramente un ragazzo incontrato ad Hong Kong, tale Skydargos o qualcosa del genere: tedesco di origine, ma capace di conversare in mandarino e cantonese come un nativo.
Questo tipo era alle prese con un originalissimo, forse non del tutto insensato progetto di tradurre il tedesco in termini cantonesi (paragonando espressioni dal significato simile e dalla pronuncia più o meno similare nelle due lingue), e in più andava farneticando di non so quale teoria sui buchi neri, prima che staccassi la spina e lo lasciassi ciarlare oltre col suo vicino.
2) Il cibo più buono, più esotico o più disgustoso che hai mangiato?
La gente ancora mi guarda con tanto d’occhi quando dico di aver mangiato la zuppa di serpente. Che oltre ad essere buona, non è davvero la cosa più repellente che mi sia capitato di mangiare in Cina (per la cronaca, sa di tacchino).

Scarafaggi fuori questione: ma non avevo certo l’acquolina in bocca quando ho provato la zuppa d’ossa o la pelle d’anatra laccata, anche se entrambe si sono poi rivelate più che commestibili.
3) Come ti vedi rispetto a quando sei partito/a?
Le esperienze che facciamo ci cambiano e ci rendono ciò che siamo. Per chi ha dimestichezza con i soggiorni all’estero suggerisco la domanda più diretta stile intervento-a-gamba-tesa, del tipo: “come ti ha cambiato questo viaggio?”.
Abitudini prese, perse, modi di fare con le persone e di vivere la quotidianità, aspettative culturali rimescolate: tutto questo va rivisto ogni volta che si cambia paese, e non evita di incappare anche in pessime figure, tipiche di chi si deve ancora adattare ad un certo ambiente.
Io per prima sento di aver vissuto molti cambiamenti: credo di essere più sicura di me con un anno in Cina alle spalle e di aver forse acquisito qualcosa anche dal modo di fare dei miei colleghi tedeschi.
4) Una nuova esperienza che hai provato?
Mi sono data agli sport d’acqua e ai viaggi zaino in spalla, anche da sola. Mi sono cimentata nel jet ski, kayak e rafting, senza che fossero cose estreme, ma senz’altro già oltre ciò che mi concedo durante una normale vacanza. Oltre a ciò, mettermi in strada senza compagnia in un nuovo paese (con le dovute preacuzioni e l’organizzazione del caso) è stato motivo per provare a me stessa che avrei potuto farcela e per regalarmi nuovi orizzonti di libertà.

5) L’avventura più grande che hai vissuto o che hai sentito raccontare?
Resto sempre sbalordita da quanta gente sia letteralmente in cammino per il mondo. Un giorno in un ostello ad Urumqi incontrai un ragazzo tedesco, Lukas, che era arrivato lì dopo cinque mesi di viaggio. Partito dalla Germania centrale, il suo obiettivo era il Vietnam. La particolarità? Tutta la strada l’aveva percorsa in autostop, senza per forza conoscere le lingue dei paesi che aveva attraversato, ma andando avanti guidato da incontri e persone che lo hanno aiutato lungo il suo cammino. Il tutto per trovarsi dopo circa un mese dal nostro incontro ad un matrimonio in VIetnam! Senz’altro un modo unico per arrivarci!
L’avventura per me è stata il viaggio in sè: che non mi riesce di riassumere in due battute per chi ha voglia di ascoltare.
Se volete scavare a fondo nelle esperienze di chi ha visto mondi lontani, o anche semplicemente diversi, allora non fermatevi ai luoghi comuni e alle domande semplici.
Mettete pure i viaggiatori in difficoltà 😉
Condivido in pieno! Ci aggiungerei solo “ci torneresti?”. Chi viaggia lo fa per esplorare, per capire il mondo che c’è la fuori e il mondo che abbiamo dentro e la banalità del torneresti è quasi allucinante. Certo, mille volte, perchè ogni viaggio a modo suo regala qualcosa di unico!
Giustissima osservazione! Grazie del commento 🙂
ach! io son quella che chiede “e allora?!” per rompere il ghiaccio, ma mi impegnerò per non farlo più… la seconda domanda che farei e faccio arriva a racconto iniziato ed è di solito legata alla meta del viaggio e al viaggiatore, ma sotto sotto è sempre la stessa: che cosa ti ha sorpreso? / cosa non ti aspettavi? / cosa ti aspettavi e non hai trovato?
Grazie per il vademecum, comunque! la prima la utilizzerò di sicuro!!
Ciao Marta! Non volevo essere così intransigente, ci mancherebbe! 😀
Vero è che le domande standard che ho citato all’inizio di solito sono fine a se stesse o frutto di un dialogo di cortesia.
Molto belli i tuoi suggerimenti! Il fattore sorpresa è senz’altro un punto interessante da cui possono partire taante storie!
Grazie mille per il tuo commento, ti mando un grosso abbraccio!
grazie a te! ricambio l’abbraccio!!
ahah verissimo!
anche se io cerco di rispondere sempre quello che mi quando mi chiedono “allora??”
del resto un “allora” lo interprento come voglio io! 🙂
Hai ragione Beatrice! Alla fine davanti ad una domanda così aperta siamo libere di dare maggior risalto agli aspetti che preferiamo 🙂