11 cose che ho imparato dopo un anno in Cina

Tiriamo le somme? In realtà no. Non credo che l’essenza di un’esperienza sia da misurare in qualità del risultato. Sono invece molto più convinta che un senso glielo abbia dato tutto ciò che c’è stato in mezzo e che in un modo o nell’altro ha contribuito a fare di me, che l’ho vissuta, la persona che sono ora.

Non prendetelo come un elenco dei risultati che ho raggiunto alla fine di questo viaggio. Io lo vedo piuttosto come un insieme delle cose che ho realizzato (interiormente) vivendo in Cina, che hanno cambiato la mia visione del mondo e il mio modo di approcciarmi alle persone e un po’ anche alla vita.


Cosa ho imparato dopo un anno in Cina

1. La flessibilità

Se avete già letto qualcuna delle mie storie di Cina, vi sarà ormai chiaro che senza un’impostazione mentale assolutamente flessibile non si vada molto lontano.

La flessibilità è una qualità da non sottovalutare: se da una lato lascia aperte molte strade, dall’altro ci insegna a gestire il tempo considerandolo come ricco di alternative, e rende capaci di sfruttare gli imprevisti a proprio favore, accogliendoli come opportunità.

Le terrazze di riso di Yuanyang, Yunnan
Le terrazze di riso di Yuanyang, Yunnan

Essere flessibili non vuol dire mancare di iniziativa o essere poco determinati! Personalmente mi aiuta molto avere una lista scritta delle cose che devo sbrigare entro un certo lasso di tempo. A volte si tratta anche solo di “fare il bucato” o “fare la spesa”: di ognuna cerco di farne come dei pezzi di un puzzle, che incastro di volta in volta nella giornata a seconda di come meglio si presenta la situazione al momento.

Se per qualche motivo non mi riesce di portare a termine qualcosa nei termini prefissati (alle volte capita) cerco di colmare i vuoti man mano, incastrando ciò che mi rimane da fare nelle successive lacune di tempo, con limiti e scadenze da me definiti. Mai provato a sfruttare in modo flessibile la piega degli eventi? 😉


2. Contrattare i prezzi

In questo ho scoperto un mondo nuovo. Ho sempre avuto un po’ di reticenza nel chiedere uno sconto ad un commerciante: trovo l’idea di dover mercanteggiare per fissare un nuovo prezzo alla merce un po’ pretenziosa. Ma qui il cliente fa il suo interesse, così come il venditore il proprio, specie se si trova davanti un acquirente straniero. I foreigners sono visti come i ricconi di passaggio: per questo molti commercianti alzano effettivamente i prezzi nei confronti di chi secondo loro si può permettere di pagare tali cifre.

Banchetto di street food al mercato di Xi’an

3. Il valore della privacy

Ho dovuto rimettere in discussione i limiti della mia sfera personale, ma grazie a questo sono arrivata anche a conoscerli meglio. Sono sempre stata abituata a vivere in una realtà che mi garantiva uno spazio mio, con i relativi diritti annessi, e per questo nel contesto cinese ho sentito la mia privacy violata quando all’improvviso non sussistevano più le stesse condizioni.

La cultura cinese non educa alla vergogna del proprio corpo, perciò non dovrebbe meravigliare più di tanto il fatto che persona al bagno in Cina spesso non chiudano la porta. Mi sono sempre stupita di questa cosa, ma probabilmente per il fatto che la percezione che ne avevo era diametralmente opposta a quella della mia cultura.


4. La differenza tra pulizia e igiene

Pulito è ciò che non sembra sporco, igienizzato è ciò che pulito lo è davvero. In Cina raramente ho incontrato tracce di igiene, ma questo in fondo è andato a vantaggio delle mie difese immunitarie. Vi risparmio descrizioni di scene immonde di sporcizia e lerciume vario che si ripropongono un po’ ovunque nel paese. I netturbini sono figure sempre presenti, nelle strade e negli edifici, ma semplicemente manca una cultura del riciclo, della raccolta differenziata e per certi aspetti anche del rispetto e della sanità dei luoghi pubblici. Per dirla come l’ha detta un amico: “Con stomaco così potrai andare praticamente ovunque”.


5. Gestire diverse aspettative culturali

Durante quest’anno in Cina i miei compagni d’avventure sono stati sia cinesi che tedeschi. Una combinazione dovuta al mio corso di studi, che ha messo insieme due culture che, a volte mi dico, più lontane di così non potevano essere. Fare programmi insieme, aiutarsi nei momenti di difficoltà e coltivare rapporti genuini e duraturi è stato un viaggio alla scoperta di diverse aspettative, legate a quei modi di fare che le persone “ereditano” con una certa cultura. Conoscermi, vedere da quale prospettiva avevano origine anche le mie scelte e metterle in discussione è stato un grande passo nella mia crescita personale.


6. Il valore del cambiamento

Tutti noi abbiamo delle grandi potenzialità nascoste, bastano solo le giuste sfide a tirarle fuori! Non si finisce mai di imparare e di cambiare attraverso nuove, costruttive esperienze. Si cambia, inevitabilmente: e non siamo solo noi a cambiare, ma tutti intorno a noi. Magari solo con delle tempistiche diverse, a seconda del ritmo di vita. La routine è killer della scoperta: un buon motivo per restare flessibili e mantenersi capaci di accogliere il cambiamento (vedi punto 1).

Una ballerina al parco di Beihai, Pechino

Non solo si può cambiare, ma si deve. A volte il cambiamento viene cercato, a volte viene imposto. È semplicemente necessario cambiare per adattarsi a nuovi ritmi di vita o nuove vicissitudini. Non crederete di pensarla sempre allo stesso modo, ora come fra vent’anni? Anche solo un cambio di mentalità dovuto all’età che avanza implica cambiamento, e a questo (ve lo auguro) fanno seguito una serie di sogni, valori e priorità differenti, secondo le quali dovremmo cercare di reimpostare al meglio la bussola del nostro cammino.


7. Stabilire le mie priorità ed essere più sicura di me

Trovarmi a tu per tu con i miei doveri di studentessa e i miei problemi quotidiani dall’altro lato del mondo senza un accidenti di manuale pronto all’uso su come venirne a capo mi ha fatto tirare fuori la grinta. Quest’anno sono stata io l’artefice del mio percorso. Ho fissato quali erano per me le priorità cui attenermi per raggiungere i miei personali obiettivi, arrivando a capire pian piano quali fossero.

Mondine cinesi nelle risaie di Yuanyang

Di una cosa mi convinco sempre di più: sarò sempre io a sapere cosa è meglio per me, così come ciascuno può saperlo per sé stesso. Questo determina la mia felicità e io sola posso dire in che cosa consiste. Per il momento (vedi punto 6), sono convinta che viaggiare sia ciò che mi offre più possibilità di crescere a livello personale e mi regala più emozioni, facendomi sentire di stare vivendo davvero. Vorrei poter cercare di fare di questo blog uno stimolo a proseguire su questa strada, e, in futuro, anche un mezzo per mantenermi, ma questa è un’altra storia 🙂


8. Il valore degli oggetti

Ho imparato a diffidare della qualità dei prodotti in Cina e quindi anche a dare meno valore alle cose. Dopo un anno di lavatrici cinesi le mie maglie e i miei pantaloni hanno iniziato a cedere. Ho cambiato più capi di guardaroba quest’anno che in una vita, con una velocità che ha reso difficile dare particolare valore a qualcosa, non sapendo come sarebbe sopravvissuto al lavaggio successivo. Le lavatrici in Cina lavano infatti a freddo e hanno una potenza di centrifuga devastante, che alla fine lascia i capi inestricabilmente annodati e a volte pure coi buchi.

Accanto a ciò, viaggiando in varie parti del paese e anche molto al di fuori dei classici itinerari turistici ho scoperto l’importanza del viaggiare pratici e leggeri. Che senso ha portarsi tonnellate di vestiario col principio di mettersi in mostra, quando sei in un villaggio sperduto tra i campi di riso, o di scarrozzare valigie ingombranti, quando hai in programma un viaggio a tappe, visitando una regione o un’isola? Bisogna imparare a distinguere ciò che è davvero utile: se la vita è un cammino, non vorrete portarvi dietro tanta zavorra no?

Carri di frutta al mercato di Xì’an

9. L’arte del backpacking

Fare backpacking significa viaggiare con uno zaino. Un anno fa ho avuto la fortuna di imbattermi in questo zaino su Amazon, che straconsiglio perché, oltre ad avere le dimensioni di un bagaglio a mano, si presta anche a trasportare comodamente sulle spalle quanto basta per viaggi di media durata (una-due settimane, per persone adattabili e che stimano la praticità quando viaggiano). Adoro poter portare le mie cose comodamente sulle spalle senza dovermi trascinare dietro una valigia (fattore essenziale in zone rurali dove il terreno è presumibilmente accidentato).

Ho scritto un paio di miei articoli sull’argomento bagaglio da viaggio, dove parlo delle 3 regole d’oro per prepararlo e del bagaglio per un viaggio a lungo termine.


10. Scrivere un blog e gestire un sito internet

A volte penso, se mi fossi vista anche solo sei mesi fa a scrivere articoli per un blog, non avrei creduto ai miei occhi. Ma mi ci è voluto tempo per accondiscendere ad un pensiero che mi è ronzato in testa sin dai primi mesi di permanenza in Cina, quando cercavo un modo per tenere nota delle mie esperienze e per farle conoscere.

Metterle pubblicamente per iscritto sotto forma di storie ha significato un grande cambiamento e ha fatto sì che io stessa cominciassi a rifletterci più a fondo. A volte le cose che ci accadono sembrano ovvietà, ma quando viene il momento di trasmettere il nostro vissuto ad altri, allora vengono a mancare le parole per descriverlo. Come si suol dire, se siete in grado di spiegarvi, facendo capire una cosa a vostra nonna o ad un bambino di pochi anni, allora l’avrete capita meglio anche a voi.


11. L’importanza dei legami

Viaggiare per lunghi periodi comporta inevitabilmente dei cambiamenti nelle relazioni interpersonali. Non importa quanti amici rimarranno al tuo fianco e seguiranno le tue avventure all’estero, c’è chi a casa ti aspetta sempre. La famiglia in Italia è sempre pronta a riaccoglierti, attendendo con pazienza il tuo ritorno.


Come ti è sembrata questa panoramica di un anno vissuto in Cina? Che aspetto ti incuriosisce di più? Scrivimelo nei commenti!

Author: Fiorella

Poliglotta e viaggiatrice improvvisata. Ho vissuto in Germania, Cina e Costa Rica. In questo blog racconto della mia vita a contatto con la cultura dei paesi in cui vivo, delle mie riflessioni ed avventure quotidiane e delle mie esperienze di viaggi.

7 Replies to “11 cose che ho imparato dopo un anno in Cina

  1. Io ho solo fatto un viaggio in Cina e devo dire che ne sono rimasta affascinata, ma capisco che viverci deve essere qualcosa di molto ma molto diverso ed impegnativo!
    Complimenti, credo andrò a leggermi i vecchi post!!

    1. Grazie Sandra! Spero la Cina ti abbia lasciato un’esperienza che magari, in forma di viaggio, vorrai ripetere 😉 Il divario culturale è davvero molto grande: credo che il problema più grande sia il fatto di non riuscire mai a sentirsi davvero integrati, anche se è una realtà che vale molto la pena conoscere!

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