Da qualche mese sono in un limbo: sto preparandomi a quello che spero sarà un lungo viaggio e un’esperienza che definirà il mio percorso a venire. Per questo però sto mettendo da parte i dovuti risparmi e sono entrata nella routine lavorativa. Non ho dubbi sul voler ritornare a viaggiare, ma a volte è difficile spiegare le mie ragioni a chi definisce il viaggio come una pura e semplice vacanza.
Di seguito ho provato a mettere insieme qualcosa di più dei motivi per cui continuo a viaggiare. Qui voglio raccontare di come i viaggi che ho fatto mi abbiano cambiata, resa la persona che sono e che sono anche piuttosto fiera di essere diventata 🙂 Chissà se sono condivisibili! Spero direte la vostra!
ADATTABILITA’
Ho acquisito una notevole flessibilità: cambio i miei piani in continuazione, ma non perché non sia capace di farli, quanto piuttosto perché finisco con l’adattarli man mano ad eventuali nuove esigenze. Con questo ho anche perso diversi schemi, nel senso che non ho orari pasto definiti né sento di dover legare una particolare attività ad una determinata ora del giorno, se non (per fortuna) il dormire la notte. Ho preso un po’ delle abitudini di ciascuna delle culture in cui ho vissuto, ma al tempo stesso mi comporto in modo diverso a seconda del paese in cui mi trovo: in Italia potrei passare ore a chiacchierare con le persone perché la considero una priorità, in Germania sono più orientata alle mie scadenze e quindi anche più produttiva ed efficiente, in Cina ero semplicemente in balia degli eventi!
EMPATIA
Ho capito che civiltà non vuol dire educazione: ci sono culture in cui il nostro concetto di decoro non è contemplato (in Cina la gente spesso sputa per terra e non solo) o dove per mostrare cortesia bisogna adattarsi alle usanze locali e lasciare a parte le proprie consuetudini: mangiare con le mani o bere e ingozzarsi per non offendere gli ospiti fanno parte di queste. Più in generale mi sono resa conto di quanto sia importante decentrarsi dal punto di vista della cultura da cui si proviene. Le culture del mondo sono innumerevoli e varie, così come i modi di vita dei popoli. Bisogna imparare a riconoscere le nostre abitudini, e a volte anche le nostre certezze, come qualcosa di legato all’ambiente in cui siamo cresciuti e perciò, come tutte le cose, relativo.

SENSO PRATICO
Dopo tre anni passati in tre paesi diversi (Germania, Cina, Italia) credo di avere finalmente identificato le mie priorità. Con questo intendo dire che mi sono adattata a vivere con molto meno di quanto non abbia a casa, per il semplice fatto di non poter portare tutto con me. I libri che ho con me ormai sono quasi solo e-books, nel mio bagaglio metto più o meno gli stessi vestiti (le mie foto degli ultimi anni lo testimoniano). Dovendo spostare le mie cose da un posto all’altro regolarmente ho poco interesse a comprare abiti nuovi se poi porto con me poco di tutto. Se non altro così ho trovato un modo per risparmiare qualche soldo in più che finisce puntualmente nel mio fondo viaggi (o in cibo).
Fare le valigie è diventata un’abitudine. Il mio bagaglio è super-collaudato: cerco davvero di portare con me poco e utile. Al diavolo i “se”, i “ma” e l’essere pronti ad ogni evenienza. Il peso di un bagaglio inutile e ingombrante non vale la creatività che si sviluppa per utilizzare al meglio le poche risorse che si hanno con sé. Scoprire il lato versatile delle cose o crearselo è una cosa che mi dà grande soddisfazione: quello che prima di una trasferta finisce in valigia sono oggetti versatili o cose che se non erano già multifunzione in origine lo sono diventate (la mia felpa preferita è ad esempio anche il mio cuscino da viaggio).
MOTIVAZIONE E DETERMINAZIONE
Sono decisa ad andare per la mia strada e faccio il possibile per continuare a credere in me stessa. Da cosa nasce cosa: per questo non bisognerebbe mai negarsi a priori la possibilità di provare qualcosa, con la preoccupazione che sia troppo tardi per incominciare e che non si arriverà comunque mai ad essere abbastanza bravi in quel campo. Imparare una lingua straniera, fare un corso di cucina, iniziare a fare uno sport che incuriosisce o lanciarsi in un nuovo progetto lavorativo sono tutte cose che andrebbero provate per evitarsi rimpianti. Alla fine dei conti, si vive pur sempre una volta sola!
Tirando le somme credo di aver perso un dose notevole di dignità e forse anche un po’ di pudore: in Cina semplicemente non c’era spazio per cose come queste (ad esempio nelle toilette pubbliche, dove era già tanto se c’erano le porte e si condivideva lo stesso scarico). Il mio margine di adattabilità è cresciuto in continuazione: non da ultimo ha contribuito la mancanza di igiene in posti con diversi standard di pulizia, ma in generale ho dovuto convivere con persone hanno aspettative e modi di fare del tutto differenti.
Ho ritrovato la mia curiosità, che credo sia innata in tutti ma che si perda quando non siamo più bambini. Tenere il cervello all’erta e lasciarsi stupire dalle diversità e dalle meraviglie del mondo che ci circonda credo sia una delle cose più belle che mi regala il viaggiare, insieme ad una ritrovata empatia e ad un po’ di fiducia in questa umanità. Sono sicura che andare a spasso per il mondo renda anche più consapevoli dell’impatto che hanno le nostre azioni sul modo di vivere di altri angoli del pianeta. Sono dell’idea che vivere in prima persona a contatto con realtà più crude o radicalmente differenti sia un buon antidoto all’ignoranza o alla noncuranza di cosa accada altrove nel mondo.
E voi che esperienze avete provato viaggiando? Cosa direste che vi hanno lasciato le vostre avventure di viaggio?