Cosa fare in una settimana in Val di Susa

Panorama Val di Susa

La scorsa estate abbiamo finalmente iniziato ad esplorare una regione a noi così vicina, ma di cui conoscevamo ancora ben poco: il Piemonte! Da amanti della montagna abbiamo scelto di trascorrere una settimana in un agriturismo in Val di Susa. È stata un’esperienza stupenda, anche se trattandosi di luoghi poco turistici abbiamo dovuto ingegnarci per organizzare i nostri tour giornalieri.

Questo post è un concentrato delle nostre scoperte e dei suggerimenti dei nostri host, che ci hanno fornito un sacco di consigli e utili raccomandazioni. Ti esorto davvero a prendere in considerazione queste zone per una visita, meritano assolutamente di essere conosciute e valorizzate!

Prima di cominciare alcune informazioni generali:

  • su tutti i sentieri che abbiamo percorso le fonti d’acqua sono pressoché assenti, quindi è bene partire con una buona scorta idrica;
  • è consigliabile controllare se i rifugi sono aperti per la stagione e se si vuole mangiare in loco è bene prenotare, altrimenti si rischia di non trovare posto (a noi è successo);
  • il modo più comodo per spostarsi ovunque è senza dubbio la macchina, ma tenete in conto che per raggiungere l’imbocco dei sentieri le strade possono essere sterrate e tortuose;
  • capitolo cibo: si mangia divinamente, anche se prevalgono le opzioni di carne.

Ora possiamo iniziare!

8 proposte per 8 giorni


Giorno 1

Susa

Una visita alla città non può prescindere dal passeggiare ammirandone i ben conservati monumenti di epoca romana (dal I sec. A. C. Al III sec. D. C.): la porta di Augusto, l’acquedotto, l’anfiteatro e alcune porzioni di mura cittadine. La cosa sorprendente è che questi pezzi di architettura romana sono così ben amalgamati nel tessuto della città che sembrano un tutt’uno con gli edifici del centro: ne è la prova la Porta Savoia cui è letteralmente addossata una facciata del duomo di San Giusto, o il Castello della Contessa Adelaide che si erge inglobando nella sua cinta di mura parte delle fortificazioni romane.

Che dire, Susa mi è piaciuta tantissimo e la consiglio di cuore: una città dalla veste antica, storica e viva: ha il fascino di un museo a cielo aperto. Consiglio anche un passaggio nel Borgo dei Nobili, una zona di particolari case e botteghe che si sviluppa intorno a via Francesco Rolando. Da Favro trovi la tradizionale focaccia dolce di Susa.

Se passi di qui la sera i monumenti illuminati sono uno spettacolo!


Giorno 2

Sentiero dei Gufi

Come primo giorno di camminata abbiamo scelto un itinerario tranquillo. Questo percorso relativamente semplice parte dall’abitato di Venaus e si inerpica lentamente lungo il crinale all’interno di un bosco di castagni. Non ci si può ovviamente aspettare di vedere i rapaci in pieno giorno. Il sentiero però è ugualmente interessante per la presenza di piccole bacheche informative con notizie sul mondo degli strigiformi, cioè i rapaci notturni come i gufi: un’occasione per saperne di più su di loro (vista, udito, dieta, piumaggio).

Il primo tratto di sentiero (segnavia 586) non presenta particolari difficoltà fino ad arrivare alla chiesetta (circa 1 h), che rimane poco sopra il sentiero a sinistra, leggermente nascosta. In loco c’è una piccola area picnic che si affaccia su un discreto panorama della Val Cenischia e della Val di Susa.

Proseguendo il sentiero è segnalato con segnavia biancorosso, ma diventa poco dopo una ripida pietraia in salita dove c’è ben poco di cui godere. Noi l’abbiamo percorso per un’altra ora circa fino al bivio per l’Abbazia di Novalesa, poi vista l’ulteriore distanza che ci separava dall’abbazia e il notevole dislivello (stavolta in discesa) abbiamo desistito e siamo tornati sui nostri passi. Le tracce online di Visit Val di Susa mi avevano un po’ fuorviato sulla durata del percorso a tappe, ma per la prima parte (Sentiero dei Gufi basso) è stata comunque una bella esperienza. Sul sito de Il sentiero dei Gufi è possibile prenotare anche visite notturne al bosco per identificare i rapaci.


Giorno 3

Lago del Moncenisio e gitarella in Francia

Con questa gita abbiamo scollinato in Francia: infatti dalla Val Cenischia, percorrendo la SS25 (strada carrabile voluta da Napoleone) si raggiunge il confine e la diga che ha creato questo lago artificiale ad alta quota incredibilmente maestoso. Una visita al lago vale la pena sia dal punto di vista naturalistico che storico e paesaggistico: l’acqua è di un turchese brillante e in una giornata serena il panorama è davvero incantevole.

Inoltre sulle sponde del lago si trova una chiesa piramidale che ricorda la napoleonica campagna d’Egitto e un giardino botanico alpino. A 40 min di distanza sullo stesso versante si può raggiungere il forte Roncia, residuo parzialmente conservato e liberamente visitabile delle strutture militari di fine ‘800.

Lanslevillard

Nella stessa giornata abbiamo approfittato della nostra permanenza su suolo francese per visitare a poca distanza il paesino di Lanslevillard, suggeritoci dalla nostra host. Posso confermare che il borgo merita una visita: noi siamo partiti senza aspettative e l’abbiamo scoperto in loco pian piano. Il paese ha tanto da raccontare e fortunatamente (anche con un livello di francese assai povero come il mio) è possibile intuire qualcosa delle sue storie grazie alle bacheche informative sparse in alcuni punti di interesse. Poi ci sono vasi e bouquet di fiori colorati e bellissimi a ornamento ovunque, una cosa che ho adorato!!!

Moncenisio

Infine, di rientro in Italia abbiamo fatto una tappa a Moncenisio, un paesino di circa 40 anime poco vicino al valico di confine. Il comune di Moncenisio sta iniziando a farsi conoscere a livello turistico e voglio incoraggiare a visitarlo perché è una realtà con una storia interessantissima alle spalle e degli scenari urbani che appartengono a un altro secolo. Non farti intimidire dalla strada stretta e tortuosa che collega la SS25 a Moncenisio, sarà valsa la pena di arrivarci in fondo.

Curiosamente Moncenisio fino al 1940 si chiamava Ferrera Cenisio, forse per il fatto che il paese in tempi non troppo lontani per la sua economia dipendeva dalle miniere di ferro. Si è ipotizzato che, per tre volte all’esaurimento di un filone di ferro, l’abitato sia stato trasferito altrove per poter continuare le attività minerarie. Finché ha trovato lo stanziamento attuale e gli abitanti hanno iniziato a lavorare come “marróns“, ovvero accompagnando con le loro slitte persone e carichi oltre il valico del colle del Moncenisio.

Ultimata la costruzione della sopracitata SS25 voluta da Napoleone, gli abitanti si ritrovarono senza un’occupazione e molti lasciarono il paese per cercare fortuna altrove. Grazie a questa sfortunata circostanza si è smesso di costruire e rinnovare il borgo: case e strade sono rimaste cristallizzate alle forme che avevano un secolo fa, tutto è miracolosamente rimasto come allora. Visita il borgo a piedi e lasciati stupire!


Giorno 4

Orrido di Foresto e sentiero del Truc di San Martino

Visitando la Val di Susa si trovano ambienti molto diversi: dai sentieri nel bosco, ai percorsi molto esposti in alta quota, alle particolarità naturalistiche che vale la pena scoprire. Una di queste sono gli orridi: dei crepacci molto profondi che si aprono tra le montagne. In Val di Susa si trovano l’orrido di Foresto e quello di Chianocco, entrambi immersi in una riserva naturale.

Noi abbiamo scelto di fare una tappa al primo, anche se non ci siamo avventurati al suo interno (possibile grazie ad una via ferrata), ma abbiamo seguito il Sentiero del Truc di San Martino. Il percorso a tratti è molto panoramico, ma anche quasi costantemente esposto al sole. Non ci sono fonti d’acqua quindi è raccomandato partire con una buona scorta. SI tratta di un giro ad anello: arrivati sulla punta del Truc la visuale abbraccia la valle e il gruppo dell’Orsiera Rocciavré.

Avigliana

Non paghi di aver scarpinato metà mattina, nel pomeriggio abbiamo puntato su Avigliana. Il centro medievale del paese è sopraelevato rispetto alla parte più moderna. Arrivando all’ora di pranzo in un giorno infrasettimanale abbiamo trovato quasi tutto chiuso, ma non per questo il borgo è stato meno bello da vedere: gli edifici hanno tutti un fascino d’altri tempi. Consiglio di parcheggiare nella parte nuova e salire a piedi, girare nelle stradine ciottolate e percorrere la passeggiata che porta ai laghi di Avigliana, altra attrazione locale.


Giorno 5

Passo e rifugio Avanzá, lago della Vecchia

Questo percorso si trova in località Giaglione, con due possibili partenze: una dal forte di Santa Chiara, e l’altra dalla Bergeria Mabert o Bergeria Martina, entrambe raggiungibili anche in macchina proseguendo sulla strada (stretta e sterrata, ma fattibile) che continua subito dopo il forte. È possibile fare un giro ad anello: per poter apprezzare meglio il dislivello e il panorama consiglio di iniziarlo in senso orario.

Nel primo tratto del percorso bisogna fare particolare attenzione alle mucche al pascolo: tenere a bada i cani e non intralciarle nel loro percorso (cioè starci ben alla larga, non come ho fatto involontariamente io, che quasi venivo investita da una valanga di mucche in corsa).

Si tratta di una camminata davvero molto soddisfacente e affrontabile, che offre scorci panoramici sia sull’intera Val di Susa che sulla vicina Val Clarea. Il sentiero è ben segnalato e il rifugio Avanzà a 2575m si raggiunge salendo per circa 2 ore. Da lì in una ventina di minuti si passa il confine francese e si arriva al Lago della Vecchia. Il resto del sentiero è in discesa e riporta al punto di partenza, con vedute spettacolari sul Moncenisio.


Giorno 6

Sentiero alla Sacra di San Michele

Questo santuario è stato eletto a simbolo del Piemonte e rappresenta una destinazione molto popolare sia per i fedeli che per i turisti. L’accesso diretto alla Sacra è riservato solo ai pedoni. Il punto più vicino in cui parcheggiare si trova a 800m dall’ingresso, un tragitto leggermente in salita ma facilmente percorribile. Al momento (agosto 2021) l’accesso disabili è interrotto. In alternativa si può raggiungere il santuario anche a piedi da diverse località: tutti i percorsi sono classificati come semplici, ma va tenuto presente che comportano una passeggiata con un certo dislivello (min. 300m). Maggiori info direttamente sul sito della Sacra.

Noi abbiamo scelto di partire da Chiusa di San Michele, dato che sul percorso è segnata un’area picnic e una fontana. Il sentiero è in costante salita e in piena estate nel bosco è particolarmente umido, quindi bisogna anche qui partire con un’adeguata scorta d’acqua. L’arrivo e la visita alla Sacra chiaramente ripagano della fatica dell’ascesa.


Giorno 7

Giro dei Tre Rifugi (Amprimo, Toesca, Val Gravio)

Iniziamo col dire che dei 3 rifugi sopraccitati per cause di forza maggiore ne abbiamo toccati solo due. Infatti, il tratto che collega il rifugio Toesca con il Val Gravio è stato interessato da una frana (agosto 2021) e in generale ci hanno detto essere mal tenuto, pieno di rovi e sterpaglie. L’itinerario è valso ugualmente la pena e soprattutto si cammina nel bel mezzo del Parco Naturale Orsiera Rocciavré.

Come in ogni parco che si rispetti con un po’ di fortuna è possibile avvistare o anche solo ascoltare qualche animale, oltre a leggere schede informative sulla sua presenza nel parco. Qualche info pratica: si parcheggia nei pressi del ristorante “Il paradiso delle rane” e da lì si seguono le indicazioni per il sentiero verso il rifugio Amprimo (circa 40 min). Il sentiero è molto agevole e, raggiunto il primo rifugio, con un’altra ora scarsa di cammino si può arrivare al secondo, il rifugio Toesca.

Se il sentiero fosse in condizioni migliori rispetto a quanto l’abbiamo trovato noi, c’è anche la possibilità di fare un giro ad anello, ossia di prendere il bivio poco prima del rifugio Toesca in direzione del rifugio Val Gravio, passando per colle Anciano. Dal terzo rifugio in circa un’ora è possibile tornare al punto di partenza. Il tempo di percorrenza totale è stimabile intorno alle 5 ore.

San Giorio

Nella stessa giornata abbiamo fatto anche un piccolo sopralluogo a San Giorio, comune minuscolo per numero di abitanti (appena un migliaio), ma notevole per dimensioni: infatti le sue frazioni sono sparse su un territorio molto vasto. Questo paesino apparentemente anonimo mi ha affascinato sia per le sculture di legno disseminate nelle sue stradine, per i suoi edifici medievali, ma soprattutto per la sua storia così legata a quella della valle.

In questa zona, complice la presenza di cave di pietra, erano molto popolari i mestieri di cavatore e scalpellino. Dopo il secondo dopoguerra queste terre hanno iniziato a spopolarsi in favore della ricerca di lavoro in città. Fino ad allora l’estrazione e la lavorazione della pietra fornivano utensili di uso quotidiano a tutta la valle.


Giorno 8

Rifugio Levi Molinari

Percorsi per il Levi Molinari partono sia da Exilles che da Salbertrand. Noi abbiamo scelto di lasciare la macchina a San Colombano, piccolissima e interessante frazione di Exilles che si trova un po’ sopra il paese. La nostra idea iniziale era quella di percorrere il sentiero 814 da San Colombano a Grange della Valle, per poi proseguire verso il rifugio, ma abbiamo invece preso la carrabile sterrata già poco dopo la partenza per via dei rovi e dell’incuria del sentiero.

Il percorso è abbastanza panoramico, anche se il forte di Exilles dall’alto dovrebbe potersi vedere nel tratto tra Exilles e San Colombano, che noi non abbiamo percorso. Sul tragitto si incontrano tuttavia varie borgate, purtroppo per lo più abbandonate, ma tutte quante di grande fascino. Parlo di Grange Catupé, Grange Route e soprattutto di Grange della Valle (quest’ultima è davvero un gioiellino). Quando si giunge in prossimità del rifugio Levi Molinari il panorama sui monti diventa davvero molto bello. Da provare il piccolo percorso didattico per ipovedenti che vi guida nell’ultimo tratto di strada fino all’arrivo al rifugio.

Forte di Exilles

L’altra tappa del giorno è stato il forte di Exilles, che sapevamo essere chiuso (agosto 2021), ma che anche solo esternamente risulta di grande effetto. Per trovare un buon punto panoramico da cui osservare il Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto ci siamo spinti fino al paesino di Exilles, anch’esso una chicca davvero di prim’ordine. Sulle facciate delle case sono state ripristinate molte insegne delle antiche botteghe, che insieme ad alcune fotografie e storie dei proprietari tengono viva la memoria collettiva del paese.


Se hai più tempo o cerchi altre proposte ti segnalo anche il sito di Val di Susa Turismo.

Spero che questa lunga panoramica sia servita a risvegliare il tuo interesse per questa valle e le sue piccole meraviglie. Fammi sapere se l’hai già visitata e se hai altri consigli utili!

Author: Fiorella

Poliglotta e viaggiatrice improvvisata. Ho vissuto in Germania, Cina e Costa Rica. In questo blog racconto della mia vita a contatto con la cultura dei paesi in cui vivo, delle mie riflessioni ed avventure quotidiane e delle mie esperienze di viaggi.

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