Arriviamo in aeroporto ad Astana senza bagaglioesenzasoldi, oltre che senza sapere una parola di russo.
Ho con me una consistente mazzetta di yuan (denaro cinese), ma tanto vale avessi avuto delle rupie, dato che non sono riuscita a cambiarli prima di entrare nel paese. Sfortuna ha voluto che, partendo il mattino presto con tutti i miei averi dall’aeroporto di Urumqi, non trovassimo un cavolo di ufficio di cambio aperto. Purtroppo avevo sentito che la valuta cinese avesse poca circolazione in Kazakistan e venisse perciò di rado cambiata.
Astana su un mosaico alla stazione dei treni
Al controllo immigrazione ci fanno compilare la carta di arrivo che è solo per metà in inglese, ma quando chiediamo delucidazioni ci rispondono in russo come se capissimo. Inutili le nostre repliche.
La scena al controllo passaporti invece è stata tanto veloce quanto indolore:
“Morning, you speak…?”
“English, German, Chinese, Spanish,…”
“Russian?”
“Ehm…no”.
Così mi ritrovo congedata senza troppi convenevoli.
Mentre attendiamo l’arrivo dei bagagli sul nastro trasportatore, l’altoparlante biascica qualcosa in russo. Non ci riguarda sicuro, se fosse una comunicazione per passeggeri internazionali, vuoi che non la traducano in inglese?
Nel mentre i nostri compagni di volo si spostano in massa dal nastro verso un angolo della sala dove si trovano due hostess e un tavolino. Più per curiosità che altro ci avviciniamo anche noi, e, dopo essere riuscite a scovare una signora del nostro gruppo (dall’aspetto kazako, ma con passaporto cinese in mano), ci facciamo finalmente spiegare l’accaduto.
I nostri bagagli sono rimasti ad Urumqi, il velivolo non aveva abbastanza posto nella stiva per trasportarli. Ci allontaniamo dalla sala con la speranza di rivederli nei giorni a venire (ne passeranno tre) per ricongiurgerci finalmente alla nostra amica autoctona, nonchè guida e ancora di salvezza in quell’isola di incomunicabilità, che ci attende all’uscita. Di lì a minuti riusciamo anche a riottenere una qualche liquidità spendibile, dato che almeno in aeroporto lo Yuan si riesce a cambiare.
Ci troviamo nella capitale, Astana. Venendo dalla Cina è il mio primo impatto con una terra dagli standard quasi europei: subito mi accorgo di quante poche persone ci siano per le strade. Poi scopro che in tutto il Kazakistan, che ha una superficie immensa, ma in gran parte costituita da steppe e con scarsa densità di popolazione, vive meno gente che nella sola Pechino. Roba che sarei potuta andare in giro a braccia aperte tutto il tempo senza paura di poter urtare qualcuno.
La seconda cosa che mi balza all’occhio, o forse ancor prima all’orecchio, è senz’altro la parlata della gente. Non distinguo il russo dal kazako, ma la totale mancanza di elementi in lingua inglese (salvo fatto per il titolo dato all’università della capitale, guarda caso dedicata al capo di stato) sorprende non poco se penso che Astana ospiterà l’Expo 2017.
Nei giorni a venire giriamo, visitiamo, facciamo un sacco di passeggiate e di foto, ma soprattutto mangiamo indefessamente. Perchè se ti trovi in Kazakistan, ma soprattutto se sei ospite di qualcuno, la cucina locale diventa il tuo pane quotidiano e l’ospitalità non ti dà scampo.
Abbiamo passato forse più tempo sedute a tavola che non in giro, ma posso dire di aver avuto una degna panoramica di quelle che sono le specialità culinarie locali 😉
Peperoni ripieni al riso, un piatto tipico kazako
Un’altra highlight del nostro soggiorno sono stati senz’altro gli spostamenti. Per raggiungere un qualsiasi posto in Kazakistan servono tempoebuonecapacitàdicontrattazione. Mentre per spostarsi da una città all’altra le possibilità sono molteplici (treno, autobus o taxi), restando all’interno di una località la scelta ricade su uno degli ultimi due mezzi.
Se considerate che non esistono vere e proprie tabelle orarie per il traffico degli autobus e che le mappe approssimative che si trovano alle fermate sono comunque abbozzate solamente in russo, potreste presto considerare l’opportunità di prendere un taxi.
Ed è lì che vi scontrerete con la dura realtà, cioè quella che non ne troverete uno. In compenso, datevi cinque minuti e una qualsiasi automobile si fermerà davanti a voi. Le città kazake pullulano di taxiillegali, per il semplice fatto che sono richiesti e suppliscono ad una mancanzadelservizioregolare.
Poi qui sarete da capo, perchè con anche i vantaggi del caso (semplicemente di poter arrivare direttamente e in modo più veloce dove si vuole) vi scontrerete di nuovo con l’ostacolodellalingua e dovrete trovare il modo di contrattareilprezzo. E avere i soldicontati, la gente non dà resto.
Viaggiare in Kazakistan non significa per forza volersi rendere la vita difficile: nelle nostre condizioni abbiamo solo trovato circostanze in buona parte inaspettate che ci hanno colto impreparate.
E’ chiaro che ci siano mete più frequentate (quindi più turistiche), in cui comunicare risulta più comodo e si riesce ad essere più indipendenti nel quotidiano (noi abbiamo fatto completo affidamento sulla nostra amica locale). Ciò non toglie che questo paese rappresenti una meta per certi versi piùautentica e piùvera, anche se piùdifficiledavivere.
Il mio consiglio è sempre quello di non lasciarsi frenare da ostacoli del genere, ma di cercareimezziperaggirarli. Ne avrete guadagnato in esperienza, e sicuro sarete più pronti e con più carte in manoperaffrontare unaltroviaggio.
Poliglotta e viaggiatrice improvvisata. Ho vissuto in Germania, Cina e Costa Rica. In questo blog racconto della mia vita a contatto con la cultura dei paesi in cui vivo, delle mie riflessioni ed avventure quotidiane e delle mie esperienze di viaggi.
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7 Replies to “Come rendersi la vita difficile in Kazakistan”
Ma come? Sei nel bel mezzo del Kazakistan e trovi pure il tempo di commentare (sensatamente) i miei post pieni di paturnie e problemi da primo mondo. Sei un mito! 😀
Ahahah no, sono di nuovo in Italia, anche se ancora per poco 🙂 Ho ripreso fuori solo ora dei miei appunti di viaggio di un mese e mezzo fa, quando sono stata in Kazakistan dopo il mio anno in Cina.
Il primo mese dopo il mio ritorno sono stata troppo presa da mille altre cose a casa e non ho trovato il tempo di mettermici e raccontarne.
Il fatto che l’abbia scritto al presente è proprio voluto per coinvolgere di più il lettore, vedo con piacere che ha funzionato 😉 Cari saluti!
Ahaha chissà 😀 Tuttavia sarei curiosa di vedere come riusciranno a organizzare l’Expo di Astana!
Io credo di avere avuto una percezione di tutto questo spazio non solo in città (dopo non ho praticamente mai trovato calca, salvo su qualche autobus, ma in maniera assolutamente non paragonabile alla Cina), ma anche e soprattutto attraversando la steppa in treno. E’ una terra che pare davvero sconfinata!
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Ma come? Sei nel bel mezzo del Kazakistan e trovi pure il tempo di commentare (sensatamente) i miei post pieni di paturnie e problemi da primo mondo. Sei un mito! 😀
Ahahah no, sono di nuovo in Italia, anche se ancora per poco 🙂 Ho ripreso fuori solo ora dei miei appunti di viaggio di un mese e mezzo fa, quando sono stata in Kazakistan dopo il mio anno in Cina.
Il primo mese dopo il mio ritorno sono stata troppo presa da mille altre cose a casa e non ho trovato il tempo di mettermici e raccontarne.
Il fatto che l’abbia scritto al presente è proprio voluto per coinvolgere di più il lettore, vedo con piacere che ha funzionato 😉 Cari saluti!
Se non altro, guardiamo l’aspetto positivo della vicenda, quando ci sarà l’Expo sarà difficile vedere le file che ci sono state a Milano 🙂
Chissà che sensazioni dà trovarsi in un posto con tanto spazio a disposizione.
E’ un po’ come andare nello spazio 😛
Ahaha chissà 😀 Tuttavia sarei curiosa di vedere come riusciranno a organizzare l’Expo di Astana!
Io credo di avere avuto una percezione di tutto questo spazio non solo in città (dopo non ho praticamente mai trovato calca, salvo su qualche autobus, ma in maniera assolutamente non paragonabile alla Cina), ma anche e soprattutto attraversando la steppa in treno. E’ una terra che pare davvero sconfinata!