6 validi motivi per cui continuo a viaggiare

Il mio modo di essere in viaggio forse non è proprio convenzionale. Almeno non lo è stato negli ultimi due anni.

Da quando sono partita spostando il mio “campo base” prima in un paese, poi in un continente diverso,  ho realizzato che poteva esserci un vantaggio nello stabilirsi direttamente all’estero e da lì continuare ad esplorare il circondario. Non sono partita col fine primo di viaggiare, ma le circostanze han fatto sì che trovassi modo di farlo più all’estero che non in Italia. E l’ho adorato! Questo per farvi capire come ora mi riesca difficile trovare un punto fermo che torni ad essere di nuovo nel bel paese.

Ma andiamo con ordine: ci sono modi e modi di viaggiare, ma soprattutto di concepire il viaggio. Si tratta qualcosa di molto personale, che credo esuli dalla dicotomia del viaggiatore vs. turista. Non pensate che la mia sia un’insaziabile sete di avventura, nè che sia convinta che all’estero la qualità della vita sia migliore di quella italiana. Purtroppo da quando “c’è la crisi” e “le cose non vanno bene” si fa presto a credere l’erba del vicino sempre più verde. Non è necessariamente così.

Non guardo il mio paese d’origine dall’alto in basso trovandomi all’estero. Ciò nonostante non posso fare a meno di mettere a confronto la realtà della nostra penisola con quella dei paesi, ma anche delle culture che ho vissuto.

Per esempio, di questi tempi, anche se mi trovo in Germania ho paradossalmente più contatti con la cultura latina che non con quella tedesca: Göttingen, dove vivo, da questo punto di vista è un covo di latinoamericani, con feste di musica latina tutte le settimane, forte presenza di comunità immigrate in loco e continue iniziative che coivolgono un gran numero di persone in questa piccola cittadina. Anche i miei coinquilini e amici latinos fanno chiaramente la loro parte 😉

Al di là della situazione lavorativa, ho mille altre ragioni per non voler tenere i piedi troppo a lungo in terra italiana. Di questi innumerevoli e fantasmagorici motivi ne ho condensati alcuni che penso siano sufficientemente esemplificativi. Ma fidatevi che non si tratta di lavoro: non ne troverete traccia nelle motivazioni a venire.

1) Non c’è migliore palestra per le lingue: sarà che sono state un caposaldo del mio percorso di studi, sono convinta che non siano fatte per essere tenute in vetrina (a prendere polvere per giunta). E dato che non c’è miglior maestro dell’esperienza (anche quella che ci fa fare figure di merda davanti ai madrelingua e non), voglio continuare a vivere in un ambiente ricco di lingue straniere, dove ne possa o, possibilmente, ne debba parlare di molteplici per farmi capire ogni giorno.

Trovarmi a farlo per anni mi ha dato una grossa mano ad affrontare la mia innata timidezza: imparare a gestire situazioni in cui non possiamo evitare di comunicare, per giunta in lingua straniera, ci rende più propensi a lanciarci, in fondo non abbiamo niente da perdere, se non la prospettiva di poter imparare qualcosa.

Strade Hainan

2) Non seguire il flusso: mi ribello al corso “naturale” delle cose, perchè trovo che, semplicemente, esistano innumerevoli possibilità al di fuori dei cammini più battuti. Ognuno dovrebbe potersi creare un’esistenza sulla base dei propri valori.

Io sto cercando di costruire la mia strada tassello dopo tassello. Personalmente mi ha sempre aiutato l’avanzare per gradi, programmando il mio futuro a scadenza annuale o semestrale (sono pur sempre una studentessa, ragion per cui le mie scadenze vanno ancora al ritmo dell’università). Mi sono sempre posta il limite di sei mesi o un anno per trasferirmi in un dato paese: l’ho fatto nell’ambito di programmi universitari ed è stato così che la maggior parte delle persone ci ha visto la naturale conseguenza dei miei studi di lingue.

Tutte le volte che  rincaso in Italia dopo aver passato un periodo all’estero le domande sono sempre del tipo: ” quando finisci?” o “quanto stai via ancora?”. Come se tutto ciò fosse solo una parentesi e se la mia vita dovesse per forza proseguire su dei binari che mi vedano crearmi una carriera in Italia. Vivendo in Germania mi sono resa conto di essere tra i più giovani nel mio corso di studi, questo perchè tra i ragazzi tedeschi è molto comune fare un anno o più di volontariato all’estero, quando non partire e viaggiare al termine degli studi obbligatori.

In Italia siamo più inquadrati dalla pressione sociale che ci vuole in fretta lavoratori, più che padroni di poter fare quanto realmente desideriamo. E’ difficile staccarsi da questa logica, per lo meno senza subire un forte giudizio esterno.

3) Conoscere il mondo: che sia di persona o attraverso i racconti di altri viaggiatori, adoro misurare le distanze che ci separano da un punto all’altro del pianeta, i luoghi (le mie conoscenze geografiche sono sensibilmente migliorate da quando ho iniziato a viaggiare), le politiche dei vari paesi, le tradizioni e le credenze che animano i vari popoli. Provare nuove ricette, scoprire nuovi sapori, musiche, lingue e costumi.

4) Tirarmi fuori dalla routine: è inevitabile che in ogni condizione di vita, che sia in Italia o all’estero, si finisca col cercare di strutturare le proprie giornate. Non voglio demonizzarla come un concetto in toto negativo, ma se da un lato ci rassicura, dall’altro sopisce la nostra intraprendenza, ci frena, ci incastra.

Per dirla come va detta, sono alla continua ricerca di stimoli. Il mio è soprattutto un non volersi assopire dentro una vita che scorre senza che siamo partecipi di quanto esiste di bello da esplorare, imparare e scoprire, senza che ci rendiamo conto di quanto accade e di cosa si trova nel resto del mondo.

Questo non significa muoversi perennemente zaino in spalla: basterebbe circondarsi di persone e interessi che tengano viva la nostra curiosità, che non ci facciano venire a mancare la carica per andare avanti dando il meglio di noi.

5) Vivere in un clima aperto al cambiamento: ciò che mi piace del vivere all’estero è principalmente la speranza di poter cambiare le cose in meglio. Restare in Italia mi fa pensare che il modo in cui viviamo e affrontiamo i nostri problemi non cambi mai.

Ma ciò che è ancora più terribile è come la maggior parte della gente sia rassicurata dalle situazioni stabili, si lamenti, ma non ci veda qualcosa di insopportabile. Mai mi augurerei di vedere me stessa e la mia vita tra vent’anni allo stesso modo di quella di oggi.

6) Riacquistare fiducia e speranza: fiducia nelle mie capacità e speranza in ciò che posso creare per il mio futuro. In ogni dove possiamo andare incontro a pericoli e vivere insicurezze, ma so anche che il mondo non è popolato solo di mascalzoni. Viaggiare non soltanto stimola la mia curiosità, ma mi aiuta anche ad avere più fiducia nel poter trovare gente di buon cuore in ogni parte del mondo.

Credo che tirarmi via dalla realtà circoscritta non solo del mio piccolo paese, ma dell’Italia nel mondo, mi aiuti a venire a contatto con gente sempre diversa: scoprire nuovi modi di guardare ai rapporti umani, di affrontare la vita e i problemi personali è per me una grande fonte di apprendimento.

Vivere in paesi diversi mi ha permesso di fare miei tanti aspetti culturali (abitudini, punti di vista) che difficilmente  acquisisce chi ci si trova solo di passaggio. Sono tuttavia ancora e alla continua ricerca di una prospettiva di vita in cui mi riconosco.

Continuo a provare strade nuove, a scavare a fondo nei miei interessi e scoprirne di quelli che non immaginavo. Tutto questo mi dà la speranza che anche io riuscirò a trovare la mia strada, ma soprattutto che ce ne sia una per me, che mi aspetti in qualche angolo di mondo ancora inesplorato.

Author: Fiorella

Poliglotta e viaggiatrice improvvisata. Ho vissuto in Germania, Cina e Costa Rica. In questo blog racconto della mia vita a contatto con la cultura dei paesi in cui vivo, delle mie riflessioni ed avventure quotidiane e delle mie esperienze di viaggi.

5 Replies to “6 validi motivi per cui continuo a viaggiare

  1. Grazie 🙂 In realtà credo che dalla routine si faccia fatica a scappare, o meglio, dal vivere la vita secondo certi schemi. La differenza però la fa il fatto di poterseli scegliere o meno, e soprattutto di riconoscere quelli (sociali e mentali) che in genere ci ingabbiano. Credo sia importante decidere di vivere secondo i propri schemi o almeno provare a creare una “sana routine” che ci faccia stare bene 🙂

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