Per dirla come Jeff Goins, le parole sono tutto. Esprimerci è alla base dei nostri rapporti sociali. Ogni nostra azione è determinata da come parliamo: la lingua è il nostro strumento di comunicazione dalla notte dei tempi.
La conoscenza della nostra lingua madre è una cosa che diamo per scontata, chi non ne sa parlare almeno una? Ma spesso non ci rendiamo conto della varietà delle lingue che ci circondano, né tanto meno ci interessa impararle se queste non fanno parte del nostro quotidiano e non abbiamo particolari motivi che ci spingano a farlo.
Perchè imparare le lingue è importante
All’estero mi sono spesso scontrata col pregiudizio che gli italiani siano un popolo particolarmente poco dotato nell’apprendimento delle lingue straniere. L’Italiano medio (e forse anche questo è un cliché) non prova particolare interesse verso l’estero, le lingue e le culture di altri paesi. Quando va in vacanza, che sia vicino o lontano, conta che gli basti un bagaglio di conoscenze di inglese a livello sopravvivenza e nutre una più o meno cieca fiducia di riuscire a farsi capire o di riuscire a trovare indicazioni e assistenza in italiano anche all’estero.
Ora vi dirò perché invece credo sia importante prestare più attenzione verso le lingue straniere e al fatto di sapersi davvero esprimere in lingue diverse dalla propria di origine.
1) Per stare al passo coi tempi
Viviamo in un mondo globalizzato: ciò significa che persone e cose si spostano da un capo all’altro del mondo (quasi) senza più confini. Innumerevoli sono le persone che hanno un background culturale che intreccia diversi paesi e in crescita sono le realtà di persone che espatriano per ricrearsi un’esistenza altrove.
Le persone girano il mondo e il mondo gira intorno alle lingue. Una conoscenza seppur minima è fondamentale non solo nel mondo del lavoro, ma anche nella vita: arriverà il giorno in cui dovrete chiedere aiuto a qualcuno che non vi capisce o vorrete flirtare con qualcun altro che non parla la vostra lingua, e vi assicuro che rimpiangerete di non sapervi esprimere meglio. Almeno imparate ad ordinare un paio di birre 😉

2) Per integrarsi
L’integrazione è un processo lungo e complesso, avviene per gradi e ha vari livelli. Viaggiando spesso non si ha molto tempo a disposizione per integrarsi propriamente in una comunità, ma conoscere la lingua locale aiuta senz’altro a mescolarsi con gli autoctoni ed ad evitare i raggiri più comuni nei confronti del turista inesperto. Sentirsi al livello dei locali in terra straniera e dimostrare sicurezza nell’esprimersi scoraggia potenziali malfattori che puntano ai nuovi arrivati.
Può aiutare a contrattare sui prezzi, a farvi ordinare con più disinvoltura al ristorante o magari a chiedere indicazioni in caso di bisogno: di fatto la lingua salva da molti inconvenienti. In questo modo si evita anche di sentirsi rinfacciare i soliti pregiudizi sulla propria terra di origine, che oltre ad essere molesti pregiudicano i rapporti tra le persone.
Quanto più si migliora la conoscenza di una lingua, tanto è più facile venire a patti con le realtà in cui viene parlata. L’integrazione in un paese, per coloro che contano non semplicemente di viaggiarci ma di viverci, passa in ogni caso attraverso l’apprendimento della lingua locale.
3) Per conoscere nuove persone
Con questo non intendo solo persone al di fuori del proprio giro di amicizie, ma gente che proprio non ha niente a che fare col vostro habitat! Un buon livello di lingua si identifica con la capacità di stringere amicizie anche all’estero: se non vi dà già abbastanza soddisfazione l’avere contatti oltre confine, pensate a come deve essere riuscire a visitare luoghi in giro per il mondo godendo della prospettiva privilegiata di un insider?
4) Per decentrarsi
Scambiarsi idee innovative, che non siano le solite che girano nel proprio paese, è un buon punto di partenza per dar vita ad un pensiero critico. Ma lo è anche la possibilità di apprendere le cose alla fonte, una volta che si è in grado di leggere giornali e seguire notiziari in lingua straniera. Capire da dove arrivano le notizie o poter confrontare versioni di vicende internazionali come vengono raccontate in paesi diversi è un aspetto da non sottovalutare.
5) Per ritrovarsi
Avete mai sentito dire che per trovare la via bisogna perderla? Lo stesso succede con la conoscenza di sé: prima di potersi scoprire per come si è, serve sentirsi persi.
Ma cosa c’entrano in tutto questo le lingue? Siamo quello che pensiamo e pensiamo e sogniamo in lingua (non è sempre chiaro quale). Fatto sta che ogni lingua veicola una cultura, che porta con sé determinati preconcetti, che si riflettono e plasmano il nostro modo di pensare. Se non avete ancora perso il filo del discorso la faccio semplice: la lingua ci rispecchia e serve per scoprire davvero di che pasta siamo fatti, o meglio da cosa deriva un determinato modo di pensare.
Ogni qual volta si viene a scoprire l’origine di una parola, si confrontano i modi di dirla in svariate lingue e le somiglianze tra gli uni e gli altri (mi rendo conto di stare parlando come una linguista nerd, ma a tutti sarà capitato di fare paragoni anche solo fra il classico spagnolo e l’italiano per via della “s” finale), si ritrovano somiglianze e differenze che ci danno un’idea di come si è evoluto e differenziato il nostro modo di esprimerci nei secoli.
Una persona in genere si trova più a proprio agio nel parlare la propria lingua madre. Quando in una conversazione si arrivano a toccare temi critici e interessanti (come possono essere la politica di un paese, la sua condotta verso i propri cittadini o altri stati), poter parlare con chi vive realtà diverse dalla propria offre un bel vantaggio e aiuta a scambiare in modo più fedele e accurato fatti e opinioni. Per chi riesce a seguirle sarà un bel guadagno in prospettiva.
Il modo in cui comunichiamo è determinante: le parole con cui ci esprimiamo hanno un peso nei nostri discorsi e un impatto verso i nostri destinatari. Come vi sentite quando non riuscite a esprimere quello che provate, quando non trovate le parole o non riuscite a farvi capire da chi vi ascolta? Questo perché la complessità del linguaggio appartiene ad ogni lingua.
Ora pensate: non capita lo stesso quando parlate in lingua straniera? Con la differenza che ci sentiamo scusati per il non saperci esprimere, ma la necessità a volte ci impone di sapercela cavare in situazioni dove spiegarsi è d’obbligo.
“I limiti della mia lingua sono i limiti del mio mondo” – L. Wittgenstein
Finora ho parlato solo di lingue straniere e di estero, ma anche l’Italia (come ogni altro paese) ha una ricca varietà di altre parlate al suo interno che meritano di essere conosciute. Per le une come per le altre valgono alcuni dei miei consigli per imparare altre lingue 😉
Quello dello stereotipo dell’italiano che non parla alcuna lingua straniera, purtroppo, è spesso fondato.
Non potrò mai dimenticare come, mentre aspettavo il mio turno al check in in un hotel di Amsterdam, una famiglia italiana prima di noi si ostinasse ad esprimersi solo in italiano, scandendo le parole e semplificando quasi fossero di fronte a dei deficienti. Alla fine ho tradotto per loro (e per loro intendo i poveri receptionist) Peccato, non sanno cosa si perdono coloro che non vogliono studiare una lingua!
Ci sono vari livelli di ostinazione nel non volersi “abbassare” ad imparare un’altra lingua, ma questa è pura ignoranza. Persone così che non vogliono venire a patti col mondo nonostante la loro difficoltà di comunicare non so se sono recuperabili, ma purtroppo rafforzano anche il pregiudizio nei confronti degli italiani in generale
I primi a non volersi abbassare a studiare un’altra lingua son proprio gli anglofoni. Al 1° posto!
Ciao Edo! Presumibilmente molti anglofoni ritengono di non avere necessariamente bisogno di imparare altre lingue per farsi capire in giro per il mondo, ma non bisogna generalizzare. Dove manca un bisogno di questo tipo viene spesso a meno anche lo stimolo per mettersi a studiare una lingua straniera. L’interesse nel farlo credo vada oltre quella che è la propria lingua madre, ma questa è la mia personale opinione 🙂 Ciao!